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sabato 3 marzo 2012
con  Franco CORLEONE

nella mattinata: VISITA AL CARCERE DI TRENTO e
CONFERENZA STAMPA
leggi invito in PDF

nel pomeriggio Relazione alla Scuola Langer su
IL CORPO E LO SPAZIO DELLA PENA. Crisi e riforma del carcere
leggi programma

Trento, 12 marzo 2012
IL CARCERE DI TRENTO: UNA STRUTTURA NUOVA CON METODI VECCHI
VISITA AL CARCERE E LEZIONE ALLA “SCUOLA LANGER” DI FRANCO CORLEONE

di Marco Boato leggi tutto
(questo articolo uscirà sul prossimo numero di UCT di Trento - mar/apr 2012)

 
quotidiano il Trentino quotidiano Corriere del Trentio quotidiano l'Adige


Trento, 4 marzo 2012
 «Il carcere di Trento
È giÀ vecchio» 

 Franco Corleone in visita a Spini
critica la struttura 

dal Trentino di domenica, 4 marzo 2012

«Quello di Trento è un carcere nuovo, ma concepito con criteri vecchi. E’ una discarica sociale, fuori dalla città, senza spazi aggregativi all’interno e progettato secondo criteri antichi. In questo modo, non può svolgere la funzione del reinserimento nella società dei detenuti».

Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti dei detenuti ed ex sottosegretario alla giustizia dal 1996 al 2001, con i governi Prodi, D’Alema e Amato, ieri ha fatto visita al nuovo carcere di Spini di Gardolo e non è per niente soddisfatto: «Attualmente il carcere ospita 273 detenuti a fronte di una capienza di 240. Una capienza teorica, perché era stato progettato per 120 persone e poi nelle celle singole è stato aggiunto un altro letto. A prescindere, però, dall’affollamento, ci sono difetti del progetto. Il carcere di Trento è stato concepito dagli ingegneri del Ministero secondo idee vecchie. Ad esempio, si fa un gran parlare dei televisori in cella. Ma si tratta di schermi inchiavardati alla parete e per vederli bisogna spostare i letti. Ma ci sono tutta una serie di cose che non vanno».

Corleone, che ieri era a Trento anche per una lezione per la scuola Alexander Langer, spiega che la stessa concezione non va: «Io sono convinto che il carcere debba essere situato in città. A Trento, invece, è quasi sull’autostrada. In questo modo, si isola il carcere dal resto della società. Per svolgere la funzione di reinserimento prevista dalla Costituzione occorrono il doppio delle energie solo per la questione logistica. Invece, così il carcere viene dimenticato. Con tutte le persone che ci stanno dentro. Ma anche il modo in cui è progettato non va bene. Non c’è uno spazio refettorio per i detenuti che mangiano in cella. Manca uno spazio per l’affettività e i locali per i colloqui con i familiari sono troppo piccoli. In una struttura nuova sono difetti che non vanno bene».

Corleone ne ha anche per Provincia e Comune: «Comune e Provincia dovrebbero provvedere a nominare un garante per i detenuti. C’è in quasi tutte le città, non capisco perché non sia previsto in Trentino».

Corleone dà anche delle cifre molto impressionanti: «Su 273 detenuti, 159 uomini e 9 donne sono in carcere per piccoli reati legati alla droga. Il 65 per cento dei detenuti, inoltre, è straniero. Questo mostra come il carcere sia una discarica sociale e non assolva ai compiti che gli dà la Costituzione. E’ una situazione allucinante che andrebbe affrontata seriamente. Invece siamo in una situazione di povertà culturale impressionante. Non si capisce che occorrerebbe portare fuori le persone dal carcere. I detenuti sono troppi e dovremmo affrontare la questione in maniera organica. Basti pensare che a Trento il cosiddetto decreto svuota-carceri è stato applicato solo per 19 persone. Questo perché si tratta soprattutto di stranieri che non hanno una casa dove andare. I comuni dovrebbero trovare il modo di ospitarne alcuni. In questo modo realizzerebbero un progetto civile e lungimirante».


Trento, 4 marzo 2012
«SPINI, IL CARCERE
È GIÀ VECCHIO»

Il coordinatore nazionale dei garanti: «Anche in Trentino serve questa figura»
Corleone: spazi inutilizzati,
mancano aree per l’affettività

dal Corriere del Trentino
di domenica 4 marzo 2012

«Un carcere nuovo, ma già vecchio». Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti a Firenze, coordinatore a livello nazionale e sottosegretario alla Giustizia per i governi Prodi, D’Alema e Amato, è intervenuto ieri a Trento alla scuola di formazione Alexander Langer, cogliendo l’occasione della propria presenza in città per visitare la casa circondariale di Spini, una sede di cui ha colto alcuni difetti di distribuzione degli spazi. «Comune o Provincia si mobilitino per nominare un garante», è l’appello che ha lanciato appoggiato da Marco Boato.

Il garante dei detenuti è una figura che esiste già in una trentina di realtà italiane (anche a Bolzano), in Trentino il disegno di legge in merito promosso dal Pd si è scontrato in prima commissione con le criticità sollevate dal gruppo di lavoro sul difensore civico. Corleone e Boato pensano però ora a «un’operazione trasversale» che coinvolga sia Provincia che Comune: contatti sono stati presi con Lucia Coppola e Mattia Civico che si ripromette di riportare in Aula la questione «se entro le prossime settimane non si troverà una soluzione seria e dignitosa».

«La tendenza all’espulsione del carcere fuori dalla città si è verificata anche qui – ricorda l’ex sottosegretario -: ciò richiede un grande impegno per non dimenticare questa realtà. È essenziale che sia nominata la figura del garante». Corleone evidenzia poi i difetti della casa circondariale di Spini: «Ci sono tanti spazi, ma spesso inutilizzati. Manca un refettorio dove i detenuti possano mangiare assieme, alla palestra mancano attrezzi, non ci sono stanze per l’affettività. C’è anche uno spazio per i colloqui progettato con una barriera visiva, illegale e inutilizzato. La struttura è nuova, ma di fatto già vecchia».

Convinto che «il carcere non possa essere un’alternativa al welfare» (19 sono i detenuti che beneficiano della detenzione domiciliare, ma potrebbero essere di più»), il garante propone un quadro che, afferma, «meriterebbe un ragionamento sulle leggi criminogene»: «Su 273 detenuti uomini e 19 donne (i posti previsti sono 240 ndr) le persone in carcere per violazione detenzione e spaccio di stupefacenti sono 159 uomini e 9 donne. I tossicodipendenti sono 61 uomini e 5 donne, gli stranieri oltre il 60%».

«Il sottodimensionamento degli agenti rende possibili meno attività», ricorda Coppola: sono infatti 170 gli agenti in servizio a Spini contro una necessità stimata di 280-340 uomini. Cento sono i detenuti che ad oggi frequentano n corso di alfabetizzazione; «L’ipotesi a cui sta lavorando l’educatore è di portare dentro la struttura carceraria la gestione del canile, visto che è scaduta la concessione. Ciò renderebbe più facile l’avviamento di percorsi di pet therapy», ricordano Boato e Corleone. «L’idea può essere interessante, ma non l’ho mai sentita. Se qualcuno vorrà farsi avanti sono aperto al confronto, un ragionamento sulla collocazione del canile è già in atto con la Provincia», risponde l’Assessore Marchesi. Contatti con il Comune saranno presi anche per estendere al carcere la raccolta differenziata e per pensare di intallarvi un sistema fotovoltaico.

 


Trento, 4 marzo 2012
CARCERE DI TRENTO:
«BELLO MA DECENTRATO»

Visita del coordinatore dei garanti
dei detenuti Franco Corleone

da l’Adige di domenica 4 marzo 2012

Il carcere di Trento è una bella struttura, incomparabile con il vecchio edifico, ma serve una migliore politica penitenziaria. A richiederlo è stato Franco Corleone, esponente dei Verdi, sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2011 ed oggi coordinatore in Italia dei Garanti per i diritti dei Detenuti che proprio ieri ha visitato la nuova casa circondariale di Trento.

Quest’ultima ospita 273 uomini e 19 donne con il 60% di stranieri.

«A Trento - spiega Corleone – il carcere è nuovo ma il problema è la sua costruzione fuori dalla città che può creare problemi per il reinserimento dei detenuti. Il pericolo è che il carcere si ritrovi ad essere anche lontano dal cuore della gente e l’impegno delle associazioni di volontariato e delle Istituzioni deve essere raddoppiato».

Tra i problemi rilevati durante la visita vi è però anche la mancanza di un giusto numero di spazi per la socialità. A mancare nella nuova struttura di Gardolo sarebbe una stanza ad uso refettorio. «Pur essendo stabilito - spiega - dal regolamento una zona simile non è stata prevista da chi ha costruito la struttura. Non sono stati previsti nemmeno i cosiddetti “spazi affettività”. Ho invece apprezzato molto l’ipotesi alla quale si sta lavorando per l’introduzione all’interno della struttura carceraria del canile, utile anche per la “pet therapy”».

In servizio nel carcere ci sarebbero circa 180 agenti di sicurezza e fino ad oggi a Trento sono stati 19 i detenuti ad usufruire della legge per la detenzione domiciliare. Proprio su questo punto l’esponente dei Verdi chiede maggiori interventi. «A beneficiare di questa legge - dice - potrebbero essere molti di più e porterebbe dei benefici a tutti».

Tra i detenuti oltre la metà, ben 159, si trovano in carcere per la violazione della legge Giovanardi sugli stupefacenti mentre sono 61 uomini e 5 donne tossicodipendenti.

Quella a cui però Trento deve puntare, ha spiegato ancora Corleone, è l’istituzione di un Garante per i diritti dei detenuti. Sono già oltre 30 le figure di questo genere in Italia. «Rivolgo alla Provincia e al Comune - ha affermato - il mio appello affinché si attivino i provvedimenti necessari per l’istituzione di questa figura di fondamentale importanza». A raccogliere l’invito sono stati l’ex senatore Marco Boato e la consigliera comunale dei Verdi Lucia Coppola che ha confermato il proprio impegno affinché anche Trento possa avere il Garante per i diritti dei detenuti.

Nel pomeriggio Franco Corleone ha partecipato all’incontro della Scuola Langer sul tema «Il corpo e lo spazio della pena - Crisi e riforma del carcere».

 

Alexander Langer

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